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Messaggio del Preposito Generale José Antonio Nieto Sepúlveda in occasione del decesso di Papa Francesco

Domenica di Pasqua, Papa Francesco impartiva – non senza evidente difficoltà –, la benedizione Urbi et Orbi da Piazza San Pietro; e, allo stesso tempo, ci lasciava quello che sarebbe stato il suo ultimo messaggio, invitandoci a essere costruttori di pace.

Ieri mattina abbiamo ricevuto la notizia del suo decesso.

Oggi rendiamo grazie a Dio, con tutta la Chiesa e le persone di buona volontà, per la sua vita e il suo ministero petrino lungo questi dodici anni.

Il nostro Ordine si è sempre sentito molto accompagnato da questo ministero illuminante nell’affrontare le sfide che oggi ci troviamo a vivere, come abbiamo potuto constatare poco più di un mese fa, durante il nostro 140° Capitolo generale. Con le sue indicazioni e i suoi consigli, Francesco ci ha aiutato a riscoprire

la forza e il dinamismo della nostra vocazione di “missionari servitori dei poveri”, come lui stesso ci ha ribattezzati, incoraggiandoci “a coltivare, tra di noi e con tutti, uno stile di fraternità: a ricevere con amore e apertura chi arriva, e ad accostarsi con umiltà, rispetto e gratitudine alla realtà a cui si è inviati”.

Invito dunque tutti, in questi giorni, forti della gioia della Pasqua del Signore Risorto, a innalzare una preghiera riconoscente e fiduciosa, dal profondo dei nostri cuori, per il dono di grazia che Francesco ha rappresentato per tutti noi e per il popolo cristiano: che Dio, Padre delle misericordie, lo accolga tra le sue braccia; e a noi, che sentiamo la sua mancanza e il vuoto dell’assenza, ci insegni a custodire le sue parole e i suoi gesti, affinché, rafforzati dal suo esempio e dalla sua testimonianza, sappiamo tutto “accogliere, valorizzare, rispettare e amare”, in virtù della speranza che nasce dalla fede.

Che in tutte le Comunità, e ove possibile in unione con coloro che ci sono stati affidati, si elevino preghiere in suffragio per il meritato riposo della sua anima.

Grazie, Papa Francesco. Riposa ora nella pace di Dio per sempre.

Noi non ci dimentichiamo di pregare per te.

P. José Antonio Nieto Sepúlveda crs

preposito generale

Ariccia, Roma, 22 aprile 2025

p generale.jpeg
Padre José Antonio Nieto Sepúlveda
(Superiore generale)

Padre José Antonio Nieto Sepúlveda riconfermato per altri sei anni
Superiore Generale dell’Ordine
dei Chierici Regolari Somaschi.

Messaggio a sorpresa del Papa - Anno somasco 2028
e rinnovo delle  cariche

Enrico Viganò

Padre José Antonio Nieto Sepúlveda è stato riconfermato per altri sei anni Superiore Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi. Padre Sepùlveda, spagnolo, avrà al suo fianco come Vicario Generale, p.  Grecious Yesudasan Kuttiyil, originario dell’India e  tre altri confratelli: l’italiano p. Gianluca Cafarotti, l’australiano p. Christopher John De Sousa,  e il colombiano p. José Harvey Montana Plazas. Il nuovo Consiglio generale dei Somaschi è stato eletto nel corso del 140° Capitolo generale, apertosi il 2 marzo scorso ad Ariccia (Roma) e terminato il 14 marzo, proprio nel giorno della proclamazione di san Girolamo Emiliani, fondatore dei padri Somaschi, a protettore universale degli orfani e  della gioventù abbandonata, avvenuta il 14 marzo 1928, essendo pontefice Pio XI, “il papa brianzolo”. Proprio pensando a tale imminente centenario, il Capitolo ha dichiarato il 2028 Anno Somasco,  un anno  celebrativo, ma anche d’impegno,d’imitazione e diffusione delle virtù del fondatore. 

A rendere però particolare questo Capitolo, che aveva come tema; “Coraggio, non temete, vi siete offerti a Cristo”,  è stata la lettera a sorpresa di papa Francesco, scritta dal Policlinico Gemelli il 5 marzo, il giorno prima della fissata udienza papale con i membri del Capitolo generale, purtroppo saltata. Svolgendo il tema assegnato al Capitolo, il Papa  ha chiesto di “non scoraggiarsi e non lasciarsi andare perché il Signore continuaa chiamare e sostenere, anche se cambiano le sfide”. E quasi approfondendo gli argomenti di discussione e confermando le prospettive di lavoro fissate dal Capitolo, Francesco  ha parlato di inculturazione e   di missione: “Con tanti anni di storia alle spalle l’Ordine somasco si presenta oggi come una grande famiglia internazionale e multiculturale, in cui le diversità sono armonizzate e unite dallo stesso carisma e dalla comune vocazione”. “Ciò – ha  scritto il Papa – vi rende specchio di un mondo sempre più caratterizzato dall’arricchente interazione di civiltà e tradizioni e vi fa segno profetico e potente annuncio evangelico di accoglienza reciproca, per la crescita  e il bene di tutti”. 

E riallacciandosi al fondatore san Girolamo (nato a Venezia nel 1486- e morto a Somasca nel 1537), che ha speso la sua vita a servizio dei più poveri tra i poveri – orfani, ragazzi e ragazze di strada, “incurabili” – il Papa conclude la sua Lettera, ricordando ai Somaschi di essere nati come “missionari servi dei poveri” per il riscatto e la salvezza degli ultimi.  Netto poi l’incoraggiamento di papa Francesco: “Siate attenti nell’ascoltare e solerti nel rispondere facendovi carico delle necessità delle persone che il Signore mette sul vostro cammino, dovunque la Provvidenza vi mandi”.

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Il consiglio generale (da sinistra):
P. José Harvey Montana Plazas; p. Gianluca Cafarotti; p. José Antonio Nieto Sepúlveda (superiore generale)
p. Grecious Yesudasan Kuttiyil (vicario); p. Christopher John De Sousa
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